Chiunque avesse intenzione di
vedere Alabama Monroe lo sappia da subito: è un film triste, doloroso e finisce
male.
Non ho svelato alcun segreto,
perché fin dalla prima scena sappiamo che c’è una bambina malata di un male
molto difficile da curare, e vicino a lei i genitori che soffrono ma resistono
uniti, sostenendosi a vicenda per dare forza alla loro figlia.
Siamo in Belgio, ma potremmo
essere in qualsiasi altro luogo dell’Occidente, preferibilmente una zona rurale
degli Stati Uniti: infatti Didier, il protagonista maschile, nutre un amore
sfrenato per la cultura americana. Abita in una roulotte nella sua fattoria dove
alleva cavalli e galline, guida un pick up rosso in perfetto stile folk, ha la
barba lunga e l’aspetto rustico, sembra provenire da un’altra epoca e suona il
banjo in un gruppo locale di bluegrass, un genere musicale affine al country.
Elise invece si presenta molto diversa da lui, più aggressiva, con tatuaggi sparsi su gran parte del corpo e
un atteggiamento che fa subito temere chi tra i due avrà la peggio. Invece è
colpo di fulmine e poi presto amore, e le diversità scompaiono. Ci sono complicità, sesso,
tenerezza, intesa. Inaspettatamente Elise resta incinta, Didier sulle prime
reagisce male ma subito dopo accetta l’idea di diventare padre e inizia a
sistemare la casa dove lui, Elise e la piccola Marybelle vivranno. Tutto sembra
perfetto e il resto del mondo quasi non esiste, eccezion fatta per le serate
con la band alla quale anche Elise si è unita come cantante.
Ma come già sappiamo la felicità
non durerà a lungo, e la malattia e poi la morte della bambina saranno un
dolore troppo forte per i due genitori che non riusciranno più a ritrovare la
pace, né sapranno trarre giovamento dalla forza del loro amore. Soprattutto
Elise non sarà in grado di superare il dolore e deciderà di andarsene: dalla
casa, dal suo uomo, dalla sua stessa identità cambiando nome e diventando
Alabama – mentre a Didier darà il nome Monroe, come il più famoso suonatore di
bluegrass - , e alla fine cercherà di
andarsene anche dalla vita e da un dolore insopportabile.
Passato e presente si alternano
per tutta la durata del film, da un lato informandoci subito sui destini
tragici dei protagonisti, dall’altro consolandoci con il racconto dell’incontro
tra Didier ed Elise e del loro amore fresco e forte.
Ho trovato eccellente
l’interpretazione dei due attori a me finora sconosciuti, probabilmente più
noti al pubblico belga, che spero di rivedere in futuro in qualche altra
pellicola.
Alabama Monroe era candidato
all’Oscar come miglior film straniero che è stato poi vinto dalla Grande
Bellezza. Senz’alcun dubbio tra i due ho preferito questo di cui vi ho appena
raccontato.
Alabama Monroe, Belgio 2012
Di Felix Van
Groeningen, con Johan Heldenbergh, Veerle Baetens
Durata 111’