La signora col vestito rosso
merita un posto d’onore in questo blog per il segno che ha lasciato. Io che mi
vanto di non farmi impressionare dai film in questo caso ho accusato il colpo.
Complice il fatto che nel periodo in cui l’ho visto avevo i nervi un po’ stanchi
sono rimasta allucinata abbastanza a lungo. E non è stata solo una mia
impressione perché la gran parte delle persone a cui l’ho suggerito hanno avuto la
mia stessa reazione.
Il film è Requiem for a Dream ,
secondo lungometraggio di Darren Aronofsky.
E’ la storia di Sara, di suo
figlio Harry e della fidanzata Maryon, alla ricerca di una via di fuga dalla
squallida realtà quotidiana. Il film è diviso simbolicamente in tre stagioni: l’estate (che rappresenta il successo iniziale),
l’autunno (lo stallo), l’inverno (la caduta).
Sara (Ellen Burstyn,
eccezionale, ed eccezionale il lavoro dei truccatori) è una casalinga vedova che vive a Brooklyn. Passa tutto il giorno davanti al televisore,
sua unica compagnia. Un giorno riceve una telefonata dagli studi televisivi e
le viene proposto di partecipare come
ospite al suo quiz preferito. Per Sara questo rappresenta la possibilità di cambiare
vita, di riscattarsi di fronte alle amiche, di farsi volere bene. Decide che
per partecipare alla trasmissione indosserà il vestito rosso delle occasioni
importanti. Che però le è diventato troppo stretto. Per perdere qualche
chilo si affida ad un dottore senza
scrupoli il quale le prescrive a sua insaputa una cura a base di
anfetamine. Giorno dopo giorno Sara
perde progressivamente il contatto con la realtà fino ad impazzire.
Harry e Marion sono tossicodipendenti.
Un giorno assieme all’amico Tyrone decidono di fare il salto di qualità nel
mondo dello spaccio per guadagnare molti soldi e non dover più lottare quotidianamente
per racimolare la dose. Dopo i primi iniziali successi la situazione precipita:
non si trova più eroina sul mercato, i rapporti fra i tre cominciano ad
incrinarsi, Marion finisce in un giro di prostituzione d’alto bordo, Tyrone in prigione e ad Harry viene amputato
un braccio a causa di un’infezione trascurata.
Avete presente Trainspotting? Di
più. Più crudo, più diretto, senza compromessi.
Le scene sono brevi, rapide,
spesso montate a velocità aumentata. La colonna sonora originale (bellissima) amplifica
il senso di angoscia. Immagini frenetiche, occhi sbarrati, capelli dritti, visi
tirati, digrignare i denti, ferite pustolente, elettroshock, amputazioni,
sodomia, degrado, allucinazioni visive, allucinazioni uditive, il frigo che
vuole inghiottire Sara, i personaggi televisivi che escono dallo schermo come
in un incubo, la perdita del contatto con la realtà.
Le critiche hanno parlato di un
film sulla droga, ma secondo me questo è un film sulla solitudine. Certo, di
droga ce n’è tanta, a fiumi. Ma mentre Harry, Marion e Tyron sono consapevoli
di quello che fanno e tutt’al più, mi verrebbe da dire, avrebbero potuto
evitarlo, avrebbero potuto prendere una strada diversa (i tre ragazzi tra l’altro sono bellissimi,
non dei delinquenti brutti e cattivi), Sara invece è vittima della sua solitudine.
Nessuno le sta vicino, nessuno la ferma, nessuno le dà un buon consiglio, nessuno la osserva veramente e quando Harry si accorge che qualcosa non va ormai è troppo
tardi. La vita di Sara è triste e patetica e finirà nel peggiore dei modi. Sarebbe
bastata un po’ di attenzione attorno a lei per non farla precipitare nella spirale
della pazzia, per non farla diventare “la signora dal vestito rosso”.
Un consiglio: guardatelo un giorno in cui vi sentite tranquilli!
Requiem for a Dream di Darren Aronofsky, USA, 2000
Requiem for a Dream di Darren Aronofsky, USA, 2000
Con Ellen Burstyn, Jared Leto, Jennifer Connelly
Durata 102’
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