mercoledì 20 giugno 2012

Miracolo a Le Havre


I miei amici mi hanno parlato di questo film in toni così entusiastici che dovevo vederlo!
A dire il vero  non me ne sono innamorata, tuttavia ci sono parecchi aspetti di cui merita parlare.

Come abbiamo già visto un film può appassionare pur non avendo grandi meriti tecnici o narrativi oppure può avere molti meriti tecnici ma non arrivare al cuore. Credo che su questo siamo tutti d’accordo.
Personalmente non conosco l’opera di questo regista finlandese, non ho mai visto un suo film quindi non posso fare un’analisi basandomi sulle sue tematiche ricorrenti o sull’evoluzione del suo stile e del suo pensiero.
Detto questo vi racconto quello che mi ha colpito.

Anzitutto un breve riassunto: Marcel Marx, un ex bohemien di mezza età, vive a Le Havre sbarcando il lunario come lustrascarpe. Vicino a lui la moglie Arletty con la quale condivide un’esistenza povera di mezzi  ma dignitosa. All’improvviso nella sua vita irrompe un fatto nuovo:  mentre Arletty  è ricoverata all’ospedale per una grave malattia lui incontra un piccolo profugo africano, gli dà ospitalità e decide di aiutarlo a trovare i mezzi per raggiungere la sua famiglia in Inghilterra e scappare dalla polizia che lo sta cercando.

La prima cosa che mi ha colpito è la fotografia davvero particolarissima, con colori molto carichi che rendono le scene quasi irreali, fiabesche, un po’ come nei quadri naif o nei cartoni animati.
I personaggi sono quasi caricaturali sia nell’aspetto fisico che nelle movenze, in particolare l’ispettore di polizia e il cantante rock idolo dei tempi andati (che mi ha ricordato tanto Little Tony).
Ci sono poi delle incongruenze, ad esempio la valuta circolante è l’euro ma le macchine per la strada sembrano uscite dagli anni cinquanta/sessanta.

Forse però tutto questo ha un senso…

Forse la vera grandezza del film sta nel messaggio che vuole lasciare: in un mondo povero di mezzi economici  vincono la solidarietà e la ricchezza dei rapporti umani. Tutti gli abitanti del piccolo povero quartiere fanno il possibile per aiutare Marcel e il ragazzino a nascondersi dalla polizia e a fuggire, anche a costo di mettersi nei guai. Anche se hanno a malapena i mezzi per vivere nessuno esita a dare il proprio contributo. Perfino l’ispettore di polizia che dovrebbe essere il nemico alla fine aiuta il piccolo profugo ad imbarcarsi. E tutto con una grandissima semplicità, senza proclami, sbandieramenti o retorica. Il vero ed unico cattivo della storia resta il vicino delatore, cattivo proprio perché denuncia e tradisce la comunità.
Per questo forse il regista  ha volutamente inserito le incongruenze e caricaturizzato personaggi e situazioni allo scopo di  far passare un messaggio di solidarietà senza risultare buonista o sdolcinato.
Direi che in un periodo storico come il nostro sarebbe meglio seguire la strada che ci indica Kaurismaki ed imparare a dare più valore ai rapporti umani che al denaro.

Mi piacerebbe che gli amici che lo hanno visto e che ne sono entusiasti (ma anche quelli che invece non l’hanno amato) arricchissero questo post con le loro opinioni.


Miracolo a Le Havre di A.Kaurismaki, Finlandia Francia Germania 2011
Con A.Wilms, K.Outinen, JP Daroussin
Durata 93’

Nessun commento: