Ho appena finito di leggere un libro che mi è stato regalato da un’amica
alla quale era piaciuto molto. E’ passato qualche mese da quel giorno, come
capita spesso, ma i libri per fortuna non hanno una data di scadenza, e così
quando è arrivato il momento giusto ho
deciso di scoprirne il contenuto…
… sono rimasta così colpita che voglio condividerlo con voi.
L’autore è Josè Saramago e il libro si intitola “La Caverna”.
Vi avverto subito che non si tratta di una lettura da spiaggia - ma anche
le letture da spiaggia hanno la loro grande importanza! J - anzi a dire il vero all’inizio ho fatto una certa fatica a restare
concentrata e a seguire il filo della storia. Poi però ho trovato il ritmo
giusto e mi sono lasciata trasportare dalle parole che scorrono un po’ come un
fiume in questo libro, anche perché le frasi sono molto lunghe e l’autore usa la
punteggiatura in modo alquanto particolare, i dialoghi ad esempio non sono
introdotti dai classici a capo, virgolette ecc. ma solo da virgole e lettere maiuscole
mescolate nel testo quindi anche a livello grafico i capitoli sono dei blocchi
compatti che non permettono mai di tirare il fiato (e anche per questo la
lettura risulta impegnativa).
Non so se vi era capitato di leggere 1984 di Orwell durante gli anni di
scuola, e di rileggerlo poi più recentemente, diciamo negli corso degli ultimi
5 anni…? Io l’ho fatto e ho trovato agghiacciante rendermi conto che la realtà
che quella volta avevo ritenuto improbabile e lontanissima…. è ora la nostra
quotidianità, e che anzi siamo già ben
oltre!
Ecco, leggendo La Caverna ho pensato che il mondo che lui descrive mi
sembra allucinante e impossibile da realizzare, e invece ahimè la società in
cui viviamo, almeno quella occidentale, sta andando proprio in questa
direzione.
La storia è questa.
Due realtà contrapposte. Da un lato una famiglia composta dal padre
vasaio, la figlia che lo aiuta nel suo lavoro e dal marito della figlia. Vivono
in un paesino alla periferia della città, in un ambiente povero ma non
necessariamente degradato, diciamo essenziale. Conducono un’esistenza tutto
sommato dignitosa, si vogliono bene e sembrano non aver bisogno d’altro.
Dall’altro lato c’è il Centro. Un gigantesco centro commerciale, una
costruzione infinita posta in città ma che sembra inglobare la città stessa,
una sorta di città nella città. Il Centro è un universo totalmente autosufficiente,
vi si trovano negozi, piscine, palestre, discoteche, cinema, teatri, ospedali
(!), un cimitero (!!) e appartamenti dove vivono i dipendenti del Centro stesso
che godono di questo privilegio. Gli appartamenti migliori sono quelli che
hanno le finestre con vista all’interno del centro stesso e non sulla strada,
d’altra parte le finestre non si potrebbero aprire perché l’aria è purificata e
la temperatura e il grado di umidità sono costanti ed ottimali. La vita al
centro quindi è il meglio che si possa desiderare, soprattutto se contrapposto
al mondo esterno dove il traffico, i pericoli, la delinquenza e l’inquinamento
sono all’ordine del giorno.
Chi vive all’interno del Centro però deve seguire rigorosamente le
regole, senza fare troppe domande e senza in alcun modo eludere la sorveglianza
e turbarne l’organizzazione.
La storia inizia quando al vasaio, che vende le sue stoviglie al Centro, suo
unico cliente, viene rifiutata la solita fornitura perché la sua merce non
risponde più alla la legge di mercato. Deve quindi cercare di inventarsi un
altro prodotto che possa risultare gradito al pubblico, altrimenti si vedrà
costretto a chiudere la sua fornace e a trasferirsi a vivere al Centro con il
genero che lavora lì come guardiano, e che ha appena ricevuto la promozione a
guardiano residente, quindi con il dovere (più che il diritto) di vivere in uno
degli appartamenti del Centro.
Nel romanzo ci sono anche un bambino in arrivo, un amore che stenta a
sbocciare, un cane davvero speciale e un segreto a cui fa riferimento il
titolo.
Non dico altro, altrimenti vi svelo troppo.
Si tratta di fantascienza?
Sarebbe bello se fosse così. Purtroppo però basta guardarsi un po’
attorno per renderci conto che non siamo poi così lontani…
Rubo da una recensione: Saramago ricorda a tutti gli esaltatori delle magnifiche
sorti e progressive dell'Occidente industrializzato e tecnologico che bisogna
salvare la propria umanità da un mondo capace solo di produrre e consumare
merci
Le accuse di Saramago alla globalizzazione sono abbastanza evidenti in
questo romanzo. Personalmente non sono così drasticamente contraria però…..
questo genere di letture possono essere uno spunto per riflettere e cercare di
non farci narcotizzare…
Che ne sarà di noi se
il Centro deciderà di non comprare più, per chi ci metteremo a fabbricare
stoviglie se sono i gusti del centro a determinare i gusti di tutta la gente?
Buona lettura, e se ne avrete voglia ci confronteremo!
2 commenti:
Leggerò sicuramente questo libro...Mi viene in mente un'associazione, non so quanto azzeccata, con L'Isola di Aldous Huxley: romanzo filosofico e utopico sulla possibile costruzione di una società perfetta! Scritto nel 62...incredibile come certi scrittori (vedi Orwell) abbiano il dono della lungimiranza ..quasi della preveggenza.. Profonda conoscenza dell'animo umano? chi lo sa, fatto è che le ipotetiche società perfette narrate nei loro racconti nascondono sempre dei lati inquietanti se non addirittura spaventosi!
Di Saramago ho letto solo "cecità" consigliato da un'amica e che io, a mia volta, ho consigliato ad altre persone; tutte entusiste. Mi era piaciuto tantissimo e, come accade molto spesso, appena uscito anche il film mi sono precipitata a vederlo.....e, come al solito, profonda delusione: sicuramente non era facile...
Consigliarei a tutti di leggerlo.
Grazie a Paola per il consiglio......avevo un certo timore (sotto certi aspetti è estremamente inquietante la sua scrittura)a leggere ancora qualche sua opera, ora so che lo farò sicuramente.
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