martedì 22 maggio 2012

Jose Saramago, La Caverna


Ho appena finito di leggere un libro che mi è stato regalato da un’amica alla quale era piaciuto molto. E’ passato qualche mese da quel giorno, come capita spesso, ma i libri per fortuna non hanno una data di scadenza, e così quando è arrivato il momento giusto  ho deciso di scoprirne il contenuto…
… sono rimasta così colpita che voglio condividerlo con voi.

L’autore è Josè Saramago e il libro si intitola “La Caverna”.
Vi avverto subito che non si tratta di una lettura da spiaggia - ma anche le letture da spiaggia hanno la loro grande importanza! J - anzi a dire il vero all’inizio ho fatto una certa fatica a restare concentrata e a seguire il filo della storia. Poi però ho trovato il ritmo giusto e mi sono lasciata trasportare dalle parole che scorrono un po’ come un fiume in questo libro, anche perché le frasi sono molto lunghe e l’autore usa la punteggiatura in modo alquanto particolare, i dialoghi ad esempio non sono introdotti dai classici a capo, virgolette ecc. ma solo da virgole e lettere maiuscole mescolate nel testo quindi anche a livello grafico i capitoli sono dei blocchi compatti che non permettono mai di tirare il fiato (e anche per questo la lettura risulta impegnativa).

Non so se vi era capitato di leggere 1984 di Orwell durante gli anni di scuola, e di rileggerlo poi più recentemente, diciamo negli corso degli ultimi 5 anni…? Io l’ho fatto e ho trovato agghiacciante rendermi conto che la realtà che quella volta avevo ritenuto improbabile e lontanissima…. è ora la nostra quotidianità, e che anzi  siamo già ben oltre!
Ecco, leggendo La Caverna ho pensato che il mondo che lui descrive mi sembra allucinante e impossibile da realizzare, e invece ahimè la società in cui viviamo, almeno quella occidentale, sta andando proprio in questa direzione.

La storia è questa.
Due realtà contrapposte. Da un lato una famiglia composta dal padre vasaio, la figlia che lo aiuta nel suo lavoro e dal marito della figlia. Vivono in un paesino alla periferia della città, in un ambiente povero ma non necessariamente degradato, diciamo essenziale. Conducono un’esistenza tutto sommato dignitosa, si vogliono bene e sembrano non aver bisogno d’altro.
Dall’altro lato c’è il Centro. Un gigantesco centro commerciale, una costruzione infinita posta in città ma che sembra inglobare la città stessa, una sorta di città nella città. Il Centro è un universo totalmente autosufficiente, vi si trovano negozi, piscine, palestre, discoteche, cinema, teatri, ospedali (!), un cimitero (!!) e appartamenti dove vivono i dipendenti del Centro stesso che godono di questo privilegio. Gli appartamenti migliori sono quelli che hanno le finestre con vista all’interno del centro stesso e non sulla strada, d’altra parte le finestre non si potrebbero aprire perché l’aria è purificata e la temperatura e il grado di umidità sono costanti ed ottimali. La vita al centro quindi è il meglio che si possa desiderare, soprattutto se contrapposto al mondo esterno dove il traffico, i pericoli, la delinquenza e l’inquinamento sono all’ordine del giorno.
Chi vive all’interno del Centro però deve seguire rigorosamente le regole, senza fare troppe domande e senza in alcun modo eludere la sorveglianza e turbarne l’organizzazione.

La storia inizia quando al vasaio, che vende le sue stoviglie al Centro, suo unico cliente, viene rifiutata la solita fornitura perché la sua merce non risponde più alla la legge di mercato. Deve quindi cercare di inventarsi un altro prodotto che possa risultare gradito al pubblico, altrimenti si vedrà costretto a chiudere la sua fornace e a trasferirsi a vivere al Centro con il genero che lavora lì come guardiano, e che ha appena ricevuto la promozione a guardiano residente, quindi con il dovere (più che il diritto) di vivere in uno degli appartamenti del Centro.

Nel romanzo ci sono anche un bambino in arrivo, un amore che stenta a sbocciare, un cane davvero speciale e un segreto a cui fa riferimento il titolo.

Non dico altro, altrimenti vi svelo troppo.

Si tratta di fantascienza?
Sarebbe bello se fosse così. Purtroppo però basta guardarsi un po’ attorno per renderci conto che non siamo poi così lontani…
Rubo da una recensione: Saramago ricorda a tutti gli esaltatori delle magnifiche sorti e progressive dell'Occidente industrializzato e tecnologico che bisogna salvare la propria umanità da un mondo capace solo di produrre e consumare merci
Le accuse di Saramago alla globalizzazione sono abbastanza evidenti in questo romanzo. Personalmente non sono così drasticamente contraria però….. questo genere di letture possono essere uno spunto per riflettere e cercare di non farci narcotizzare…

Che ne sarà di noi se il Centro deciderà di non comprare più, per chi ci metteremo a fabbricare stoviglie se sono i gusti del centro a determinare i gusti di tutta la gente?

Buona lettura, e se ne avrete voglia ci confronteremo!

2 commenti:

Unknown ha detto...

Leggerò sicuramente questo libro...Mi viene in mente un'associazione, non so quanto azzeccata, con L'Isola di Aldous Huxley: romanzo filosofico e utopico sulla possibile costruzione di una società perfetta! Scritto nel 62...incredibile come certi scrittori (vedi Orwell) abbiano il dono della lungimiranza ..quasi della preveggenza.. Profonda conoscenza dell'animo umano? chi lo sa, fatto è che le ipotetiche società perfette narrate nei loro racconti nascondono sempre dei lati inquietanti se non addirittura spaventosi!

Giuliana Neri ha detto...

Di Saramago ho letto solo "cecità" consigliato da un'amica e che io, a mia volta, ho consigliato ad altre persone; tutte entusiste. Mi era piaciuto tantissimo e, come accade molto spesso, appena uscito anche il film mi sono precipitata a vederlo.....e, come al solito, profonda delusione: sicuramente non era facile...
Consigliarei a tutti di leggerlo.
Grazie a Paola per il consiglio......avevo un certo timore (sotto certi aspetti è estremamente inquietante la sua scrittura)a leggere ancora qualche sua opera, ora so che lo farò sicuramente.