Che posso dire di questo
libro, mi è piaciuto? Qualcosa mi ha attratto al punto che l’ho letto in due giorni,
mentre contemporaneamente provavo un senso di repulsione.
Pietro Tosca, uno
sceneggiatore quasi settantenne, scopre i sintomi
di una malattia potenzialmente grave e fa di tutto per evitare le analisi per paura di una diagnosi
negativa. All’improvviso lo scrittore che ci sta raccontando la storia
di Pietro si ammala a sua volta e viene ricoverato all’ospedale per accertamenti.
Nel corso di tutto il romanzo i due
livelli di narrazione si alternano, la storia del personaggio e quella dell’autore
si influenzano e si modificano a vicenda in un continuo gioco di specchi. Ho trovato
molto originale questo espediente narrativo, la storia dello scrittore scivola
quasi senza che ce ne accorgiamo nella storia di Pietro per poi riemergere anche
nello stesso paragrafo e riportarci di nuovo alle riflessioni dell’autore.
La vicenda dello scrittore che
trascorre qualche settimana all’ospedale senza riuscire a farsi dire dai medici
qual è la probabile diagnosi mi ha ricordato molto Nanni Moretti che in un
capitolo di Caro Diario si sottopone a svariate visite specialistiche ricevendo
ogni volta una risposta diversa e di conseguenza una diversa cura.
Spavento è il titolo del romanzo e questo sentimento
permea ogni sua pagina. I due protagonisti si spaventano all’idea di essere
malati, il primo reagisce con un infantile tentativo di fuga abbandonandosi ai
vizi di un tempo correlati da pensieri ed un linguaggio spesso volgari (da qui
il senso di repulsione di cui parlavo all’inizio). Anche per il narratore la paura della morte si
traduce in angoscia che lo trascina in una spirale di
riflessioni ipocondriache che a loro volta accentuano i sintomi psicosomatici e gli impediscono di continuare il suo lavoro di scrittura.
Un romanzo spaventoso, nel
senso che tocca un punto debole credo della maggior parte di noi che viviamo in
una società dove tutto tende ad essere sempre più sicuro e sterilizzato e dove di
conseguenza l’idea della morte, soprattutto se causata da una malattia
degradante, è una delle cose che, appunto, ci spaventano di più.
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