giovedì 11 ottobre 2012

Un sapore di ruggine e ossa



A distanza di giorni ancora non so dire se questo film è davvero bello o se semplicemente ha fatto breccia su  qualche parte nascosta di me. Quando sono uscita dal cinema pensavo che le immagini mi sarebbero tornate in mente con insistenza nei giorni successivi, come spesso mi capita con i film che mi colpiscono. Invece niente, neanche una sensazione. Fino ad oggi, quando tutto d’un tratto mi è tornata in mente la canzone che fa da colonna sonora allo spettacolo di Stephanie, e pian piano le sensazioni sono riaffiorate.

Ho davanti agli occhi la scena al parco acquatico quando Stephanie con i movimenti delle braccia dirige da bordo vasca la danza delle orche prima dell’incidente. E poi l’immagine di lei sul terrazzo, che nel suo lento ritorno alla vita ripete le stesse mosse con il volto illuminato dal sole, e la canzone risuona in lontananza. E infine la scena più commovente, quando torna al parco, richiama l’orca con un battito sulla parete della vasca e le parla oltre al vetro con le mani, nel silenzio acquatico, ed il gigantesco animale risponde a cenni.


Il film però non è tutto su Stephanie, anzi forse il vero protagonista è Alì con la sua storia. Alì che è stato lasciato dalla moglie con un figlio di cinque anni a cui badare (forse meglio così visto che la madre usava il piccolo come corriere della droga) e va a cercare aiuto dalla sorella ad Antibes. Alì che è solo potenza fisica, con un quoziente intellettivo al limite dello zero cosmico, assolutamente incapace di scendere sotto la superficie delle cose. Eppure è proprio lui che salva Stephanie, vittima di un incidente in cui ha perso entrambe le gambe dal ginocchio in giù. Lui la tratta normalmente, come se la sua menomazione fosse solo un fastidio come un altro, se la carica sulle spalle e la porta in spiaggia senza dare peso al suo disagio, fa sesso con lei come avrebbe fatto con qualsiasi altra  quasi senza notare che è senza gambe. Non avendo giudizi non ha neanche pregiudizi. Però alla fine la salva. Con il suo atteggiamento superficiale e indifferente di fronte al disagio la aiuta a riaprire una alla volta le porte che altrimenti lei avrebbe chiuso per sempre. E lei salverà lui, riempiendo lentamente di vita il suo animo vuoto. Una storia quella che nasce tra i due che comunque sarebbe stata impossibile se lei non fosse stata invalida.

Mi soffermo soprattutto su di lei perché secondo me Marion Cotillard è bellissima e davvero molto brava. Inquieta e arrogante all’inizio, annichilita dopo l’incidente e molto sola, e poi di nuovo forte ma con una consapevolezza diversa. Sullo sfondo una Costa Azzurra di cui vediamo solo il lato oscuro e sporco.

Condivido l’opinione di chi è rimasto deluso dal finale un po’ lezioso e gratuito (che non svelerò), ma questo film ha qualcosa di penetrante che mi è rimasto sottopelle, anche grazie ad uno stile di regia essenziale e virile. Audiard aveva diretto anche Il Profeta, ottima pellicola che molti hanno preferito a questo Ruggine e Ossa proprio perché meno melò. Io ve li consiglio entrambi.


Un sapore di Ruggine e Ossa di Jacques Audiard, Francia Belgio 2012
Con Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts
Durata 120’


http://www.youtube.com/watch?v=dn_25R5GL94&feature=related

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