Gemma e Diego si conoscono a
Sarajevo nell’anno delle Olimpiadi invernali e immediatamente si innamorano. Il
loro amore è affamato e toalizzante, lasciano tutto quello che stavano facendo prima
per stare assieme. Non hanno un soldo, vanno a vivere su una barca ormeggiata
lungo il Tevere. Diego fa il fotografo, per amore di Gemma sacrifica la sua
vena più artistica per lavori più remunerativi e meno creativi. Prendono in
affitto una casa vera, cercano di avere un figlio ma Gemma ogni volta subisce
degli aborti spontanei, finchè non scoprono che è sterile. Questo figlio che
sembra irraggiungibile diventa un’ossessione, provano di tutto, dall’adozione
all’inseminazione.
Nel frattempo nella ex
Yugoslavia scoppia la guerra, e loro in qualche modo ne sono irresistibilmente
attratti. Tornano a Sarajevo dove ritrovano Goiko e tutti gli altri amici
conosciuti qualche anno prima, restano lì anche sotto le bombe, per aiutare,
per sentirsi più utili, non sanno neanche bene loro perché.
Dopo 16 anni dalla fine della
guerra Gemma torna a Sarajevo con il figlio Pietro per l’inaugurazione di una
mostra fotografica dove sono esposte anche le foto di Diego, suo padre.
Questa è la storia. La storia
raccontata nel libro che qualche estate fa mi ha sconvolta di emozioni. Quando
è uscito il film qualche settimana fa ovviamente ero molto curiosa di vedere se
sarebbe stato all’altezza, e devo dire che lo è stato.
Il libro è stato scritto da
Margareth Mazzantini, l’adattamento cinematografico è diretto da suo marito Sergio Castellitto. Ho
amato questa coppia già in Non ti muovere,
e devo dire che la collaborazione tra i due anche questa volta mi ha trasmesso
delle sensazioni molto forti.
La scrittura della Mazzantini
è maschile, secca ma ridondante, a volte anche eccessiva nel ripetere un
concetto in varie forme, sembra quasi che l’autrice si compiaccia di se stessa
scrivente. E la sua Gemma la rispecchia. Nella sua ricerca di maternità di
fronte agli insuccessi si ostina, si ossessiona, si ripete, si ammala, si
abbruttisce. La Gemma di Sergio invece è molto più morbida. Penelope Cruz che la
interpreta è brava, intensa e bella,
bella e sfacciata da giovane, bella con il trucco che la trasforma in una madre
cinquantenne. Sul suo conto mi sono dovuta ricredere già ai tempi di Non ti muovere. Chissà forse l’avevo conosciuta
in qualche pellicola un po’ sciocca e mi era rimasta un’impressione negativa, invece quando sono uscita dal cinema l’altro
giorno avevo gli occhi pieni di lei.
Ho adorato la scena quando lei
è incinta e balla sulla barca per lui che la fotografa con un sottofondo di musica
techno, e all’improvviso il sangue le cola tra le gambe, lei neanche si guarda
ma sente, non ride più, lui non la fotografa più, sono fermi e si guardano, e
quella musica ormai non ha più senso.
Oppure quando si appoggia al
pianoforte mentre il suo primo marito sta suonando, e un dialogo fatto solo di sguardi senza neanche una parola segna la fine
del matrimonio.
Mi sono piaciuti molto anche
gli altri attori. Emile Hirsch che interpreta Diego (lo abbiamo visto in Into the Wild) corrisponde abbastanza al
personaggio del libro. Goiko è un uomo eccessivo
e irriverente, e tanto tanto affascinante. L’attrice turca che interpreta Aska è
di una bellezza magnetica. Non mi è piaciuta invece la scelta di Pietro
Castellitto nel ruolo di Pietro, davvero troppo uguale a Sergio per essere
credibile, oltre al fatto che il suo personaggio di teenager romano un po’
Muccino risulta abbastanza antipatico.
In generale il film segue
abbastanza fedelmente la traccia del libro, qualche episodio viene presentato
come più marginale (il primo matrimonio di Gemma ad esempio nel film è solo
accennato), qualche dettaglio viene omesso o modificato. Nel film Diego è
americano non genovese, Giuliano – il terzo marito di Gemma – nel libro è molto
più comprensivo nei confronti del passato della moglie che lei non riesce a lasciar andare.
La Mazzantini mi è un po'
antipatica e Sergio Castellitto ha qualcosa di poco fine che non riesco a
digerire del tutto. Eppure ho letto il libro quasi trattenendo il fiato e senza
riuscire a staccarmene, e alla fine quando tutto sembrava risolto la scoperta
della verità mi ha straziata; eppure il film è riuscito a smussare gli angoli
acuti della scrittura di lei ed a restituire una storia più calda.
I commenti che ho sentito da
parte dei miei compagni di cinema sono stati molto eterogenei: a qualcuno è
piaciuto, qualcuno non aveva letto il libro, qualcuno ha detto che il film ha
rovinato il libro, qualcuno si è lamentato dello sfacciato nepotismo. Io non
riesco ad essere obbiettiva perché da qualche parte questa storia mi ha colpita
e affondata.
E mi è venuta voglia di visitare Sarajevo.
Venuto al mondo di Sergio
Castellitto, Italia Spagna Croazia 2012
Con Penelope Cruz, Emile
Hirsch, Adnan Haskovic, Saadet
Aksoy, Pietro Castellitto, Luca De Filippo
Durata 127 ‘