Ero
già stata quest’anno allo SLOVENSKO STALNO GLEDALIŠČE di Trieste ma per assistere
concerti o rappresentazioni in italiano. Questa volta invece ho accettato il suggerimento di un’amica a provare questa nuova esperienza. E così sono andata a fare
questo esperimento, senza essermi neanche informata della trama o degli autori,
ma con la massima curiosità! E’ d’obbligo precisare che non parlo lo sloveno,
se non qualche parola (credo non più di 50 vocaboli in tutto) faticosamente appresa
durante un corso intensivo di qualche anno fa.
Dunque
rappresentazione in lingua originale con sovratitoli. L’effetto dei sovratitoli
è obbiettivamente straniante. Mi capita di guardare film in qualche lingua
originale sconosciuta o poco conosciuta,
ma in questo caso i sottotitoli compaiono direttamente sullo schermo, e
sono sull’inquadratura che il regista ci costringe a guardare; a teatro invece vediamo
tutta la scena e dobbiamo scegliere noi qual è in ogni momento il personaggio o
l’azione da seguire. Di conseguenza il
fatto di dover continuamente alzare lo sguardo per leggere la traduzione implica
uno sforzo aggiuntivo. Per i primi minuti il movimento degli occhi è abbastanza
meccanico, poi, come accade al cinema con i film in lingua straniera, si
comincia a fare meno fatica. Non voglio dire che quasi non leggevo più la
traduzione perché sarebbe una clamorosa bugia, ma vuoi che ho cominciato a
riconoscere alcuni vocaboli, vuoi che non il cento per cento del testo veniva
riproposto sullo schermo, vuoi che anche
se qualche frase andava persa il contesto compensava alla comprensione della
trama… sì, posso dire orgogliosamente che sono riuscita a sganciarmi dalla
traduzione.
Certo,
era anche abbastanza straniante ridere delle battute perché le avevo già lette, mentre
il pubblico di madrelingua reagiva con
qualche secondo di scarto dopo averle sentite pronunciare dall’attore. Oppure
non trovarle particolarmente divertenti e un attimo dopo sentire il signore
dietro che si sganasciava…
Ora
non mi sento in grado di fare una recensione dello spettacolo, un po’ perché
non sono così esperta di teatro e un po’ perché non avendo capito tutto non ho
gli elementi per farlo. Si è trattato comunque della commedia Burundanga dell’autore catalano Jordi Galceran. Una storia molto leggera e
divertente basata su uno dei classici meccanismi della commedia, il filtro
della verità – chiamato appunto Burundanga - somministrato ad uno dei
protagonisti che dà inizio a tutta una serie di contrattempi ed incomprensioni.
Ambientazione decisamente pop anche per i colori e la scenografia, ma volendo anche con degli interessanti spunti
di riflessione sulla storia contemporanea. Gli attori mi sono sembrati tutti
giovani e promettenti, accompagnati da un personaggio più anziano di spessore ed
esperienza decisamente maggiori.
Last but not least, l’opuscolo informativo dedicato
allo spettacolo era davvero molto ricco ed esauriente, con interviste agli
attori, al regista, cenni storici al periodo rappresentato e con un
bell’intervento sull’uso delle mandragole nella storia del teatro.
Insomma, operazione riuscita ed esperienza da
ripetere! Aggiungo il del teatro sloveno alla lista di realtà interessanti da tenere
d’occhio in città.
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