lunedì 8 aprile 2013

Effetto straniante di una serata al teatro sloveno

Oggi un post da mettere nella cartella “altro” del mio blog. Sono  stata a vedere una rappresentazione al teatro sloveno di Trieste. Un vero spettacolo in sloveno con sovratitoli in italiano.

Ero già stata quest’anno allo SLOVENSKO STALNO GLEDALIŠČE di Trieste ma per assistere concerti o rappresentazioni in italiano. Questa volta invece ho accettato il suggerimento di un’amica a provare questa nuova esperienza. E così sono andata a fare questo esperimento, senza essermi neanche informata della trama o degli autori, ma con la massima curiosità! E’ d’obbligo precisare che non parlo lo sloveno, se non qualche parola (credo non più di 50 vocaboli in tutto) faticosamente appresa durante un corso intensivo di qualche anno fa.

Dunque rappresentazione in lingua originale con sovratitoli. L’effetto dei sovratitoli è obbiettivamente straniante. Mi capita di guardare film in qualche lingua originale sconosciuta o poco conosciuta,  ma in questo caso i sottotitoli compaiono direttamente sullo schermo, e sono sull’inquadratura che il regista ci costringe a guardare; a teatro invece vediamo tutta la scena e dobbiamo scegliere noi qual è in ogni momento il personaggio o l’azione da seguire. Di conseguenza  il fatto di dover continuamente alzare lo sguardo per leggere la traduzione implica uno sforzo aggiuntivo. Per i primi minuti il movimento degli occhi è abbastanza meccanico, poi, come accade al cinema con i film in lingua straniera, si comincia a fare meno fatica. Non voglio dire che quasi non leggevo più la traduzione perché sarebbe una clamorosa bugia, ma vuoi che ho cominciato a riconoscere alcuni vocaboli, vuoi che non il cento per cento del testo veniva riproposto sullo schermo, vuoi che  anche se qualche frase andava persa il contesto compensava alla comprensione della trama… sì, posso dire orgogliosamente che sono riuscita a sganciarmi dalla traduzione.
Certo, era anche abbastanza straniante ridere delle battute perché le avevo già lette, mentre  il pubblico di madrelingua reagiva con qualche secondo di scarto dopo averle sentite pronunciare dall’attore. Oppure non trovarle particolarmente divertenti e un attimo dopo sentire il signore dietro che si sganasciava…

Ora non mi sento in grado di fare una recensione dello spettacolo, un po’ perché non sono così esperta di teatro e un po’ perché non avendo capito tutto non ho gli elementi per farlo. Si è trattato comunque della commedia Burundanga  dell’autore catalano Jordi Galceran. Una storia molto leggera e divertente basata su uno dei classici meccanismi della commedia, il filtro della verità – chiamato appunto Burundanga - somministrato ad uno dei protagonisti che dà inizio a tutta una serie di contrattempi ed incomprensioni. Ambientazione decisamente pop anche per i colori e la scenografia,  ma volendo anche con degli interessanti spunti di riflessione sulla storia contemporanea. Gli attori mi sono sembrati tutti giovani e promettenti, accompagnati da un personaggio più anziano di spessore ed esperienza decisamente maggiori.

Last but not least, l’opuscolo informativo dedicato allo spettacolo era davvero molto ricco ed esauriente, con interviste agli attori, al regista, cenni storici al periodo rappresentato e con un bell’intervento sull’uso delle mandragole nella storia del teatro.

Insomma, operazione riuscita ed esperienza da ripetere! Aggiungo il del teatro sloveno alla lista di realtà interessanti da tenere d’occhio in città.  

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