mercoledì 1 maggio 2013

Viaggio sola

Quanto mi piace Margherita Buy! Con la sua aria da timida insicura che è diventata il suo segno particolare ed una bellezza non giovane nè ritoccata e per questo ancora più bella. E Stefano Accorsi? Che affascinante con qualche chilo e qualche ruga in più! Altro che il belloccio dell’Ultimo bacio

Bene, a parte queste considerazioni superficiali, Viaggio Sola è un film che ho guardato per tutto il tempo con il sorriso sulle labbra, che è una sensazione molto piacevole. Niente di particolarmente impegnativo ma molto gradevole e non privo di spunti di riflessione.

Innanzitutto lo sfondo insolito e curioso. La protagonista, Irene, come mestiere fa l’ospite a sorpresa, ovvero soggiorna per qualche notte negli alberghi più lussuosi fingendosi una cliente per verificare che gli standard di qualità vengano rispettati: se le lenzuola sono pulite e profumate, se la zuppa ha la temperatura giusta, se i camerieri sono sufficientemente gentili e solerti.  Irene viaggia appunto da sola e a casa non ha una famiglia, neanche una ex famiglia; ha una sorella che invece è dotata di marito e figlie ed un migliore amico nonché ex fidanzato, Andrea. Maria Sole Tognazzi racconta una donna autonoma ed indipendente che si trova con naturalezza  a suo agio nella sua condizione, una donna che è capace di stare da sola.



Il film non ha una grande fabula a dire il vero, le uniche azioni sono l’imprevista paternità di Andrea che avrà un figlio da una ragazza con la quale è uscito solo una volta, e un momentaneo crollo di Irene che in seguito ad un episodio inaspettato scopre la sua vulnerabilità e per un attimo la paura della solitudine. La pellicola ci offre però  l’occasione di dare un’occhiata a una donna nuova  e sempre più frequente ma poco raccontata, e spesso non accettata  da chi invece tende a considerarla  triste e in fondo fallita. Infatti la sorella continua a preoccuparsi di  chi si prenderà cura di lei quando sarà vecchia (“Tu”! le risponde Irene senza alcuna esitazione), e anche Andrea  le chiede se non è triste andare al cinema da sola la sera. “Perché, al pomeriggio si e la sera no?”  risponde lei, “con il progredire del giorno aumenta il tasso di disperazione dell’individuo?”  

Irene ha un lavoro sicuramente molto affascinante che la porta a viaggiare in tutto il mondo e a vivere nel lusso, ma svolge le sue mansioni sempre nella quasi totale solitudine. Anche nel tempo libero a casa però è sempre sola, la vediamo eventualmente con la sorella o con Andrea,  nessun’altra amica con la quale confidarsi o gruppo con cui passare una serata in allegria. In realtà sappiamo che si può decidere di non formare una famiglia ed avere lo stesso tanti amici  altri affetti e una vita ricca.



C’è anche un’altra riflessione che mi è venuta in mente, e riguarda  le donne che una volta venivano definite ragazze madri (si usa ancora? O è più politicamente corretto dire famiglia monogenitoriale?). Andrea  viene preso dall’ansia all’idea di diventare padre, lui non vuole un figlio da questa donna che praticamente non conosce, ma poi si assume le sue responsabilità e cerca di fare il possibile per essere presente. Molto bello e grazie, però …  questa donna che decide di tenere il bambino deve per forza prendersi anche un uomo che neanche lei conosce e che non necessariamente la farà felice? Cioè, non è previsto che una donna possa essere come si dice ragazza madre per scelta?

Per inciso, il film l’ho visto al cinema da sola.


Viaggio sola, di Maria Sole Tognazzi, Italia 2012
Con Margherita Buy e Stefano Accorsi
Durata 85’

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