domenica 13 gennaio 2013

Amour



Uno dei film più belli degli ultimi anni, uno dei film più belli in assoluto. Azzarderei  a dire quasi perfetto anche se è un aggettivo che preferisco evitare. Intenso in ogni suo fotogramma e difficile da digerire, da lasciar andare. Per quanto possano valere i premi la Palma d’Oro al festival di Cannes è stata meritatissima, anzi direi quasi insufficiente.

Anne e George sono due insegnanti di musica ormai in pensione  che trascorrono  la loro vecchiaia nello svolgersi tranquillo dei giorni, ritmato dalle piccole abitudini e dai raffinati passatempi culturali, in un’intesa perfetta costruita nel corso di una vita vissuta assieme. Un giorno però Anne  viene colpita da un ictus dal quale non si riprenderà più, anzi le sue condizioni andranno via via peggiorando.  Non vuole finire in una casa per anziani e Georges le resta accanto prendendosi cura di lei fino  alla fine dei suoi giorni.

Tutto il film, ad eccezione del prologo iniziale in cui vediamo i due protagonisti ad un concerto, si svolge all’interno dell’appartamento, borghese ma non lussuoso, ordinato ma un po’ da rinfrescare,  nel quale è stata vissuta una lunga vita. Gli unici protagonisti  sono i due anziani coniugi, fatta eccezione per qualche visita della figlia, di un vecchio allievo e dei vicini di casa. E tutto il film è privo di accompagnamento sonoro, salvo qualche cd di musica classica che ascoltano i due protagonisti o di uno Chopin suonato da Anne in un ricordo di Georges.

L’interpretazione di Emanuelle Riva e Jean-Louis Trintignant (che hanno realmente l’età dei due protagonisti) è splendida, soprattutto quella dell’anziana insegnante che si trasforma giorno dopo giorno in una donna malata sempre più incapace di controllare i propri movimenti ed esprimersi sia nei gesti che nelle parole.

Amour è il titolo perfetto per questa pellicola di altissima qualità e ricchezza emotiva, dove in maniera discreta e sensibilissima si tratta il tema  dell’amore nella quarta età e della senescenza, un’esperienza che riguarderà tutti noi ma di cui non si parla: non si parla del degrado del fisico né dei sentimenti di chi assiste al lento ed inesorabile declino dei suoi cari. Ma non ci sono pietismi nello sguardo di Hanecke, non si piange, si guarda in silenzio al continuo trasformarsi del dolore di Georges che fa del suo meglio, guidato da un  grandissimo e solido amore. Il finale non ha uscite di sicurezza, sfiora senza clamori la tematica dell’eutanasia e ci porta fino alla conclusione della  partita tra l’amore e la morte con l’inevitabile vittoria di quest’ultima. La commozione per me è stata per la bellezza e l’intensità di quest'opera d'arte.


Amour, di M.Hanecke, Francia Austria Germania 2012
Con Emanuelle Riva, Jean Louis Trintignant, Isabelle Huppert
Durata 125’

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