Uno dei film più belli degli
ultimi anni, uno dei film più belli in assoluto. Azzarderei a dire quasi perfetto anche se è un aggettivo che
preferisco evitare. Intenso in ogni suo fotogramma e difficile da digerire, da
lasciar andare. Per quanto possano valere i premi la Palma d’Oro al festival di
Cannes è stata meritatissima, anzi direi quasi insufficiente.
Anne e George sono due insegnanti
di musica ormai in pensione che trascorrono
la loro vecchiaia nello svolgersi
tranquillo dei giorni, ritmato dalle piccole abitudini e dai raffinati
passatempi culturali, in un’intesa perfetta costruita nel corso di una vita
vissuta assieme. Un giorno però Anne viene colpita da un ictus dal quale non si
riprenderà più, anzi le sue condizioni andranno via via peggiorando. Non vuole finire in una casa per anziani e
Georges le resta accanto prendendosi cura di lei fino alla fine dei suoi giorni.
Tutto il film, ad eccezione
del prologo iniziale in cui vediamo i due protagonisti ad un concerto, si
svolge all’interno dell’appartamento, borghese ma non lussuoso, ordinato ma un
po’ da rinfrescare, nel quale è stata
vissuta una lunga vita. Gli unici protagonisti sono i due anziani coniugi, fatta eccezione
per qualche visita della figlia, di un vecchio allievo e dei vicini di casa. E
tutto il film è privo di accompagnamento sonoro, salvo qualche cd di musica
classica che ascoltano i due protagonisti o di uno Chopin suonato da Anne in un ricordo di Georges.
L’interpretazione di Emanuelle
Riva e Jean-Louis Trintignant (che hanno realmente l’età dei due protagonisti)
è splendida, soprattutto quella dell’anziana insegnante che si trasforma giorno
dopo giorno in una donna malata sempre più incapace di controllare i propri
movimenti ed esprimersi sia nei gesti che nelle parole.
Amour è il titolo perfetto per
questa pellicola di altissima qualità e ricchezza emotiva, dove in maniera
discreta e sensibilissima si tratta il tema dell’amore nella quarta età e della
senescenza, un’esperienza che riguarderà tutti noi ma di cui non si parla: non
si parla del degrado del fisico né dei sentimenti di chi assiste al lento ed
inesorabile declino dei suoi cari. Ma non ci sono pietismi nello sguardo di
Hanecke, non si piange, si guarda in silenzio al continuo trasformarsi del
dolore di Georges che fa del suo meglio, guidato da un grandissimo e solido amore. Il finale non ha
uscite di sicurezza, sfiora senza clamori la tematica dell’eutanasia e ci porta
fino alla conclusione della partita tra
l’amore e la morte con l’inevitabile vittoria di quest’ultima. La commozione
per me è stata per la bellezza e l’intensità di quest'opera d'arte.
Amour, di M.Hanecke, Francia Austria Germania 2012
Con Emanuelle Riva, Jean Louis Trintignant, Isabelle Huppert
Durata 125’
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