Piccolo commento su un libro curioso
che si legge abbastanza velocemente, senza annoiarsi ma senza poi ripensarci
tanto.
L’autrice si chiama Jennifer
Egan, è americana, collabora con il New York Times Magazine e per questo libro
ha vinto il premio Pulitzer. Diciamo che questo stesso riconoscimento è stato dato
anche a Cormac McCarty per La Strada
che era tutto un altro discorso, comunque vediamo…
Di certo Il Tempo è un Bastardo ha dalla sua una struttura insolita e
piuttosto originale. Si tratta infatti di una serie di racconti collegati tra
loro dal ricorrere degli stessi personaggi che sono tutti in qualche modo
legati alla figura centrale, Bennie Salazar, un ex musicista diventato poi
discografico di successo. Ogni capitolo è in realtà un racconto a se stante che
ha come protagonista una di queste persone che ruotano attorno alla vita di
Bennie. C’è la sua collaboratrice di cui scopriamo un passato oscuro. C’è il di lei
patrigno che fa un viaggio in Italia per andare a cercarla dopo una sua fuga e
ne approfitta per dedicarsi alla storia dell’arte. C’è un compagno di scuola di
Bennie che avrebbe potuto essere un musicista di successo ma ha preso una
strada sbagliata. C’è un’amica d’infanzia di Bennie che deve intervistare il
musicista fallito e scopre che il marito la tradisce… Le storie si svolgono tra
San Francisco, Napoli e New York, avanti e indietro nel tempo dalla fine degli
anni settanta pieni di droghe psicadeliche ad un futuro prossimo caratterizzato
dalle comunicazioni veloci e informatizzate. Passando attraverso matrimoni
falliti, musicisti in declino, cleptomani che poi guariscono. Minimo
comune denominatore la musica soprattutto live, da quella delle band scolastiche
a quella della vecchia gloria richiamata sul palco.
Il libro è tutto sommato
godibile, il primo capitolo è molto promettente, poi si arena un po’ per riprendersi verso la fine. Qualche storia è meno convincente ma qualche altra
la bilancia raggiungendo infine una media abbastanza buona. Ci sono delle
sperimentazioni visive come un capitolo intero narrato sottoforma di slide,
idea abbastanza interessante che tuttavia non fa gridare al capolavoro.
Riporto una frase che mi è
piaciuta particolarmente ed in cui ho riconosciuto il segno dei nostri tempi.
Si tratta della riflessione di un uomo appena uscito dal carcere: “Cazzo, uno
se ne va per qualche anno e quando torna trova il mondo alla rovescia – disse Jules
rabbioso – Palazzi che spariscono. Perquisizioni ogni volta che devi entrare in
un ufficio. Tutti che ti parlano come se fossero matti , perché nel frattempo
sono lì che mandano e-mail a qualcun altro”.
Decisamente, tristemente vero.
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