lunedì 14 gennaio 2013

La migliore offerta



Se dovessi definire questo film con un solo aggettivo direi elegante. Una pellicola raffinata che ci mostra un mondo pieno di oggetti a di lusso, dove i protagonisti maneggiano opere d’arte a sei zeri, indossano abiti di sartoria e regalano anelli il cui prezzo non è esposto in vetrina. La trama del giallo invece a mio parere lascia un po’ a desiderare. Perché di un giallo si tratta, anche se durante la visione del film ad un certo punto me n’ero dimenticata, avendo tuttavia  la persistente sensazione che qualcosa sarebbe successo, che non ci sarebbe stato quel lieto fine.  Forse a causa di una trama troppo pensata il thriller perde la sua efficacia.

Non posso ovviamente svelare tutta la trama altrimenti rovinerei la sorpresa a chi ancora non l’ha visto, ma per chi non lo sapesse la storia si svolge nell’ambiente particolare e poco noto dell’antiquariato e delle aste. Virgil Oldman è appunto un sessantenne battitore d’asta molto famoso nel suo campo e di indubbia e rigorosa professionalità, che usa però come scudo per difendersi dalle emozioni. Come metafora della sua difesa indossa sempre un paio di guanti per evitare il contatto con la gente e con quello che la gente tocca.  Non ha una donna e probabilmente non ne ha mai avuta una, non per misoginia ma per poca confidenza con i sentimenti. Nella sua casa-museo però c’è una stanza segreta vuota le cui pareti sono completamente ricoperte da preziosi ritratti di donna di tutte le epoche. Lui si siede al centro della stanza, le guarda e si fa guardare. Loro sono l’unica cosa che lo emoziona.
La routine di Mr. Oldman viene turbata quando un giorno viene contattato da Claire, una giovane ereditiera che gli affida l’incarico di inventariare e vendere all’asta tutte le opere d’arte contenute nella villa dei genitori morti da poco. Anche la signorina Claire Ibetson ha la sua difesa: a causa di una grave forma di agorafobia vive chiusa nella villa e non si lascia vedere da nessuno, comunica con Mister Oldman al telefono o attraverso la parete di una stanza della casa. 
Da qui si sviluppa la storia.

Parte del mio interesse per questo film è dato sicuramente dal fatto che alcune scene sono state girate a Trieste, anche se in realtà solo qualche scorcio è riconoscibile e sovrapposto alle altre città che hanno prestato le loro piazze, Vienna e Praga tra tutte. Siamo comunque in un luogo indefinito di stampo mitteleuropeo.  Una curiosità per gli amici triestini che prendo da Wikipedia: “La villa Colloredo Mels Mainardi, residenza di Claire nella pellicola, è situata a Gorizzo di Camino al Tagliamento, in provincia di Udine. Il bar antistante – allestito per il film in una casa disabitata e poi smantellato – si trova invece, nella realtà, non di fronte alla villa bensì a Trieste. La villa e la parte esterna al cancello d'ingresso (dove è identificabile anche la chiesa luterana del capoluogo giuliano) sono giustapposti con la tecnica del blue screen, in modo da dare l'impressione che si trovino nello stesso luogo."

L’indiscusso  protagonista del film è Geoffrey Rush, magistrale nel ruolo dell’elegante algido e distaccato battitore d’aste che lentamente apre la porta al sentimento lasciandosi spettinare, salvo poi pagare lo scotto soprattutto dell’inesperienza e dell’ingenuità di chi ha poca dimestichezza con le imprevedibilità del cuore. Tanto maniacale nella sua professionalità quanto umano nel rendere la sua ingenuità  e la sua sofferenza.
Vicino a lui altri attori non degni di particolare nota, eccezion fatta per Donald Sutherland che è  Billy, suo unico amico, socio e complice.

Tutto sommato questo film potrebbe piacere  ad un ampio spettro di pubblico, dagli amanti del giallo e non necessariamente del cinema d’essai - che si godranno la visione di un film raffinato e diverso dai soliti infarciti di clamorosi colpi di scena, delitti e sangue - a chi viceversa  ricerca soprattutto il cinema d’autore,  che si godrà  una storia lussuosa e raffinata, magari anche a scapito di una trama non proprio originalissima. Un film forse troppo manierato ma comunque intrigante.


La Migliore Offerta di G.Tornatore, Italia, 2013
Con Geoffrey Rush, Donald Sutherland, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks
Durata 124’

1 commento:

Barbara Belluzzo ha detto...

A me invece questo film mi ha letteralmente scombussolata perchè tratta un tema per niente scontato, e forse non immediatamente percettibile. Il tema è quello del rapporto tra vero e falso, esemplarmente riassunto nella battuta dove si dice: ogni falso - riferito all'opera d'arte- contiene una parte autentica, poichè nemmeno il migliore dei falsari può rinunciare alla tentazione di lasciare traccia di sè, per antonomasia la sola parte genuina dell'opera. E questo vale anche per gli esseri umani, e gli stessi protagonisti, attraverso l'amaro epilogo, ne diventano l'emblema. Tutto diventa un gioco di forze tra vero e finto, tra autenticità e falsità. E il protagonista rimane impigliato nella rete dell'ipocrisia non perchè abbia poca esperienza (succede con la donna di cui si innamora, ma anche con l'amico falsario e il confidente aggiustatutto). No, non è dell'inesperienza di cui paga lo scotto, ma della volontà e capacità di mettersi in gioco, di rischiare di perdere tutto per accogliere l'amore, l'amicizia, la complicità di un'altra vita nella propria. Sublime rischio.